lucio dalla bologna

In Via D’Azeglio, nel cuore di Bologna visse per 69 anni il Commendator Domenico Sputo.

Era facile incontrarlo al Gran Bar mentre beveva il suo “pucc cappucc”, termine inventato da lui per ordinare un cappuccino con pochissimo latte, oppure vederlo chiacchierare con gli esercenti di questa bellissima strada.

Ancora oggi, a nove anni dalla sua scomparsa, Via D’Azeglio trasuda della sua quotidianità come se non fosse mai andato via ed è proprio da qui che partiremo in una specie di tour nella città di Bologna con cui questo illustre personaggio ha avuto ed ha un legame indissolubile.

A molti, probabilmente, questo nome non dirà nulla, ma gli estimatori sanno che Commendator Domenico Sputo era lo pseudonimo che Lucio Dalla aveva apposto sulla targhetta del famoso portone di casa sua, dove adesso troviamo la scritta “Fondazione Lucio Dalla”.

La casa museo, oggi visitabile, si trova in un signorile palazzo del 400 che nel secolo successivo divenne di proprietà della Famiglia Fontana e da qui il nome di Casa Fontana. Le stanze sono lo specchio della personalità curiosa, geniale ed ecclettica dell’artista e mostrano come al centro della sua vita ci fosse indiscutibilmente l’arte in tutte le sue forme.

Uomo dalle tante passioni amava circondarsi di cose che gli suscitavano emozioni a prescindere dal loro valore e così, di stanza in stanza, si possono ammirare quadri preziosi di artisti del ‘500 o contemporanei accanto a “zavagli” (termine bolognese per indicare cose di poco conto, cianfrusaglie), oppure immagini sacre accanto ad altre decisamente dissacranti. Troviamo oggetti che hanno ispirato alcune delle sue canzoni come nel caso di un frammento del muro di Berlino da cui nacque Futura, che narra la bellissima storia d’amore di due giovani della Berlino est e ovest che progettano di mettere al mondo una figlia che chiameranno Futura.

Ad ogni stanza è stato dato un nome in base alla storia che racconta e alla sua funzione, come nel caso della Stanza Caruso, un salone che ancora oggi è sede dell’etichetta discografica fondata da Lucio, la Pressing Line, dove vi era l’amministrazione e si tenevano riunioni e pranzi d’affari. Che poi non erano proprio tali questi pranzi perché Lucio ha sempre considerato i suoi collaboratori la sua famiglia.

Molti oggetti, soprattutto quelli della Stanza delle Colonne rimandano al Sud Italia e testimoniano l’amore del cantautore per Napoli, per la Sicilia ma soprattutto per la Puglia. Qui mamma Iole, e precisamente a Manfredonia, fa trascorrere le vacanze al piccolo Lucio che si innamorerà del mare e di questa terra che diventerà la sua seconda casa, la sua seconda anima. Si bisbiglia però che il richiamo con la terra di Puglia fosse in qualche modo viscerale e che avesse a che vedere con il padre biologico di Lucio…qualcosa di più di un semplice pettegolezzo.

Ma torniamo a Bologna in via D’Azeglio.

Per due anni i versi delle sue canzoni sono stati trasformate in luminarie, nel 2018 L’anno che verrà e nel 2020 Futura. Nelle rigide serate natalizie, passeggiare col naso all’insù, avvolti dalla magia delle luci e dei versi del maestro, magari con una tazza di vin brulè tra le mani, le sue canzoni in filodiffusione è un’esperienza che scalda il corpo e l’anima.

A pochi passi dal portone d’ingresso, che dà su via d’Azeglio, giriamo a destra e ci troviamo in una delle piazze più suggestive della città, Piazza dei Celestini dove, di fronte alla Chiesa di San Giovanni Battisti dei Celestini, affaccia il piccolo balcone di Casa Fontana. Accanto al delizioso balconcino si può ammirare il disegno, realizzato con una rete metallica, che ritrae l’artista mentre suona il sax tra le rondini.  Le Rondini è il titolo di una delle sue canzoni più belle con la quale ci fa compiere un volo sui tetti, sulle case e sulle piazze di Bologna.

 Vorrei girare il cielo come le rondini
E ogni tanto fermarmi qua e là
Aver il nido sotto i tetti al fresco dei portici
E come loro quando è la sera chiudere gli occhi con semplicità.

Tra le canzoni che più cantano Bologna c’è Piazza Grande.

Canticchiando “Santi che pagano il mio pranzo non ce n’è tra le panchine in piazza Grande” alzi la mano chi non ha pensato a Piazza Maggiore. Ebbene se leggiamo con attenzione il testo ci si rende conto che la descrizione non torna, ed infatti fu Lucio stesso a chiarire la questione: la Piazza Grande da lui raccontata non è Piazza Maggiore bensì Piazza Cavour.

Questa Piazza così raccolta, situata in pieno centro, con le sue panchine, i suoi gatti, doveva occupare un posto speciale nel cuore del maestro. Al civico 2 di Piazza Cavour il 4 marzo del 1943 nacque Lucio Dalla.

Lasciata la casa di Piazza Cavour, Lucio insieme alla madre si trasferì in Via delle Fragole in zona Murri, erano questi gli anni di Anna e Marco. Prima di approdare a Casa Fontana visse ancora in una piccola abitazione in Vicolo Marescotti, vicolo silenzioso del centro, dove pare compose Se io fossi un Angelo.

 Si potrebbe fare un tour nel tour dedicato alla gastronomia. Lucio amava il buon cibo ma, a causa di una salute non proprio di ferro, a tavola doveva essere morigerato.

Era golosissimo di cioccolatini Fiat che sono dei cremini dell’azienda bolognese Majani e pare ne acquistasse a chili.

Non è raro entrare in una trattoria del centro di Bologna e trovare delle foto del maestro, in queste trattorie lui era di casa, non amava i locali alla moda ma piuttosto quei locali tradizionali e caratteristici.

Impossibile elencarli tutti ma non possiamo tralasciare la Trattoria da Vito tra Via Musolesi e Via Paolo Fabbri dove tra gli anni ‘70 e ‘80 Lucio e altri artisti, come Francesco Guccini e Red Ronny avevano sempre un tavolo prenotato.

Molto spesso, in compagnia di mamma Iole si recava a mangiare al ristorante Cesari a pochi passi da casa sua in via dè Carbonesi dove ordinava un’insalata di scarole, grana e cipolla rossa di Tropea.

Altro posto frequentato da Lucio era il Ristorante Cesarina in Piazza Santo Stefano, detta anche piazza delle sette chiese dove sorge un particolare complesso sacro in stile romanico che si presenta come un labirinto di cappelle, chiese e chiostri che merita una visita al pari dei tortellini alla panna di Cesarina.

Citiamo ancora lo storico ristorante Diana in Via indipendenza e il Duca d’Amalfi, caffetteria incastonata nella piccola Piazza dei Celestini già citata. Qui, per il suo compleanno, Lucio ordinava la torta caprese a base di cioccolato e mandorle e nelle giornate di sole utilizzava i tavolini come una sorta di ufficio all’aperto.

Altri angoli e altri luoghi testimoniano l’affetto e la gratitudine di questa città per Lucio Dalla, non resta che scoprirli girando per le vie del centro dove, come dice lui nel suo Disperato Erotico Stomp non si perde neanche un bambino.

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