Vistare Bologna - Palazzo re enzo

Palazzo Re Enzo è tappa obbligata nel giro turistico di Bologna, ma quanti conoscono realmente la sua storia?

Nel cuore della medievale Bologna sorge un palazzo (Palazzo Re Enzo per l’appunto), costruito tra il 1244 e il 1246, che insieme ad altri edifici doveva essere adibito a funzioni pubbliche ma che tre anni più tardi divenne la prigione-residenza di Re Enzo di Svevia figlio di Federico II.

Più che soffermarci sugli avvenimenti storici che videro Enzo protagonista, in questa sede ne faremo un ritratto e riporteremo le curiosità e le leggende che si sono formate nel corso dei tempi intorno a questo personaggio a cui la città di Bologna è molto legata.

Di Enzo non si sa nulla di preciso sino al suo ingresso nella vita pubblica. Figlio illegittimo di Federico II probabilmente nacque a Cremona da madre o italiana o tedesca. Dalla maggior parte delle fonti dell’epoca viene descritto come bellissimo, di media statura e dal grande fascino. Di gran cuore, mente brillante, audace, colto e incline alle arti, come su padre, componeva canzoni e sonetti in volgare siciliano, parlava perfettamente il latino, il tedesco e il provenzale.

Tra il 1239 e il 1249 fu accanto al padre nello scontro che infuriava in Italia tra l’Impero, i comuni e il papato fino a che il 26 maggio del 1249, al termine di una battaglia presso Fossalta, in provincia di Modena, le truppe del comune guelfo di Bologna lo catturarono.

Enzo fu dapprima rinchiuso nella rocca di Castelfranco e poi in quella di Anzola sino al 24 agosto, giorno in cui venne condotto trionfalmente a Bologna e rinchiuso nel palazzo di cui sopra.

Federico II provò con tutti i mezzi a far scarcerare suo figlio. Narra la leggenda che addirittura propose ricche offerte di riscatto come un grande cerchio d’argento talmente largo da cingere le mura di Bologna. Scrisse diverse lettere, alcune dal tono lusinghiero altre dal tono minatorio, ma i Bolognesi erano troppo orgogliosi della loro illustre preda al punto che decisero di tenerlo prigioniero fino alla fine dei suoi giorni.

La sua prigionia, se tale si può definire, dapprima fu molto rigida. Si legge negli statuti dell’epoca che nessuno potesse rivolgergli la parola senza la presenza dei custodi e che nessuna guardia potesse giocare a zara o a qualsiasi altro gioco con il re. Secondo alcune fonti pare che l’illustre ostaggio di notte venisse rinchiuso in una gabbia di legno e ferro che veniva issata sino al soffitto del grande salone in cui era custodito.

Enzo avrebbe anche tentato di fuggire nascondendosi in una “brenta”, una grande e robusta cesta utilizzata per il trasporto del pane, portata a spalle da un garzone, ma fu tradito dai suoi lunghi capelli. Una donna infatti, affacciata ad una finestra notò la ciocca bionda spuntare dalla cesta e si mise a gridare allertando le guardie che riuscirono a sventare il tentativo di fuga.  

Oggi la scena del re dalla lunga chioma, nascosto tra i pani, si può vedere raffigurata su una formella in terracotta posta sul muro esterno del Palazzo del Podestà.

Col passare degli anni però la prigionia divenne sempre meno dura fino a rasentare la semilibertà. Il re aveva al suo servizio servi e paggi e poteva ricevere visite. Tra un nobile bolognese e un altro, tra vari uomini di Chiesa, incontrava anche donne che gli diedero addirittura dei figli, o almeno due femmine di sicuro, Maddalena e Costanza entrambe ricordate nel testamento.

A proposito del suo debole per il gentil sesso, leggiamo in una cronaca del 400 che era facile incontrare il re sotto i portici del palazzo comunale e vederlo intento a chiacchierare amabilmente con qualche nobile bolognese.  Pare che fu proprio durante una di queste uscite in libertà vigilata che notò una procace contadina di nome Lucia di Viadagola e che fece modo e maniera per giacere con lei. Dall’incontro nacque un maschio chiamato Bentivoglio, ma quest’ultimo racconto sembra appartenere più alla leggenda che alla storia.

Re Enzo si ammalò agli inizi del 1272 e nonostante le tante cure che gli vennero prestate morì nel giro di pochi mesi.

Il suo corpo imbalsamato fu sepolto nella Basilica di San Domenico con tutti gli onori e i segni della sua regalità: vestiti di panno pregiato, scettro d’oro, diadema in oro, argento e pietre preziose.

Ricordiamo a tal proposito che la Basilica di San Domenico è una delle chiese bolognesi più ricche di inestimabili opere d’arte e merita assolutamente una visita.

Concludiamo dicendo che Enzo è riuscito a lasciare il segno nel cuore di Bologna, da sempre città democratica e ospitale, e che ancora oggi lo ricorda con mostre e manifestazioni.

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